Gilberto
Zorio

“Il filo conduttore è l’energia intesa in senso fisico e in senso mentale. I miei lavori pretendono di essere essi stessi energia perché sono sempre lavori viventi, o sono lavori in azione o lavori futuribili. Nei primi lavori questa energia si concretizza in maniera molto fisica, a livello di reazione chimica, per cui l’opera non è conclusa ma continua a vivere da sola, mentre io mi pongo come spettatore sia delle sue reazioni che delle reazioni degli spettatori. É in questo senso che io intendo l’idea di processo che c’è nei miei lavori […]. Il mio vero problema è l’energia che mi coinvolge in prima persona e che desidero coinvolga anche lo spettatore con la sua vitalità continua. Nei miei lavori l’energia non è una semplice nozione astratta, puramente fisica, ma si riferisce ad una dimensione tutta umana, a una dimensione antropologica, a situazioni che fanno parte della storia”.

In “Data”, n. 32, estate 1978, p. 30