Rosa-blu-rosa

Gilberto Zorio

1967

Semicolonna di Eternit contenente
semicilindro di polistirolo compresso
ricoperto di cloruro di cobalto

15 x 30 x 285 cm

Collezione GAM – Galleria Civica
d’Arte Moderna e Contemporanea
di Torino, Torino

 

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1967
  • 1967
      Nov 14

    1967 Nov 14 - Gilberto Zorio

    Trini, Gilberto Zorio, catalogo della mostra (Torino, Galleria Gian Enzo Sperone, dal 14 novembre 1967), Galleria Gian Enzo Sperone, Torino 1967, p.n.n.

    Vedere la massa come energia, dopo Einstein, conduce a scoprire l’unità nella varietà, la necessità nella contingenza: tutto ciò è presente nell’opera di Zorio. Ha fatto, per esempio, un lavoro “colorato variabile”: anche il colore, che qui muta col mutare dell’umidità atmosferica, viene così affidato a leggi diverse da quelle estetiche. Aconcettuale e subfisico, se volete, il lavoro di Zorio ci pone direttamente in contatto con una visione dinamica dello strutturarsi del mondo, che l’arte generalmente deve ancora scoprire.

  • 1967
      Nov 14

    1967 Nov 14 - Gilberto Zorio

    Gilberto Zorio, Torino, Galleria Gian Enzo Sperone, dal 14 novembre 1967 (esemplare con anima in legno)

    Foto Paolo Bressano, Torino

  • 1967
      Dec

    1967 Dec - La scuola di Torino

    Trini, La scuola di Torino, in “Domus”, n. 457, dicembre 1967, p. 49

    Così viene già indicata la ricerca avanzata di alcuni giovani artisti che lavorano in questa città […]. È una tendenza oggettuale e astratta; sarà la tendenza dominante della stagione.

    Gilberto Zorio, 23 anni, s’inserisce in questa ricerca con una visione sensoriale del tutto fresca (Galleria Sperone). La sua prima mostra presenta lavori instabili: una colonna poggiata su camere d’aria, superfici colorate al cloruro in modo da reagire all’umidità ambiente con variazioni di colore, tele sulle quali evapora l’acqua depositando il sale, ecc. Altrove, colate in cemento o in gesso si disgregano sotto il loro peso. Zorio fa corrispondere la sua azione sui materiali all’azione della materia su se stessa. È la visione poetica di semplici processi fisici, uno sguardo nella realtà della materia.

  • 1968
       

    1968 - Allestimento di opere

    Allestimento di opere, Torino, Deposito d’arte presente, 1968

    Torino, Archivio Fotografico della Fondazione Torino Musei. Foto Paolo Bressano, Torino

  • 1968
      May

    1968 May - Ricognizione cinque

    Ricognizione cinque, Salerno, Centro Colautti, maggio 1968, a cura di A. Boatto

  • 1968
      May

    1968 May - 6 punti per Zorio

    Boatto, 6 punti per Zorio, in Ricognizione cinque, catalogo della mostra (Salerno, Centro Colautti, maggio 1968), a cura di A. Boatto, Edizioni del Centro Studi Colautti, Salerno 1968, p. 60

    Un altro gruppo di opere presenta invece l’evento sempre in atto, e, proprio perché ha una durata nel tempo, l’evento assume l’aspetto di una lenta alterazione. Le materie coloranti di cui è rivestito l’oggetto si modificano – di colore ad esempio – a contatto con la temperatura dell’ambiente e con altri fattori atmosferici.

  • 1968
      May

    1968 May - Dichiarazioni

    Zorio, A. Boatto, Dichiarazioni, in Ricognizione cinque, catalogo della mostra (Salerno, Centro Colautti, maggio 1968), a cura di A. Boatto, Edizioni del Centro Studi Colautti, Salerno 1968, p. 66

    D.: In che senso, allora, queste vostre cose sono nuove rispetto ai prodotti già in circolazione?

    R.: Non vorrei fare l’avvocato difensore e quindi non pretendo di potere rispondere per tutti. Per quello che mi riguarda intendo dare ai miei lavori un’autonomia completa. Cioè voglio che ogni opera viva agisca e si muova per conto proprio. Mi riferisco, per esemplificare, a una mia opera del ’67 costituita da un contenitore semicilindrico di eternit nel quale ho collocato un semicilindro di legno ricoperto da un impasto a base di cobalto cloruro il quale è sensibile agli agenti atmosferici e cambia colore, dal rosa al blu puro. È un’opera, dunque, che incomincia una propria vita nel momento in cui è finita.

  • 1986
      Sep 20

    1986 Sep 20 - Prospect ’68

    Prospect ’68, Düsseldorf, Städtische Kunsthalle, 20-29 settembre 1968 (stand Galerie Ileana Sonnabend, Parigi e Galleria Gian Enzo Sperone, Torino)

    Foto Walter Klein, Düsseldorf

  • 1968
      Oct 4

    1968 Oct 4 - Arte Povera più Azioni Povere

    Arte Povera più Azioni Povere, Amalfi, Arsenali, 4-6 ottobre 1968, a cura di G. Celant

    Courtesy Archivio Lia Rumma. Foto Bruno Manconi

  • 1969
      Jan

    1969 Jan - Nuovo alfabeto per corpo e materia

    Trini, Nuovo alfabeto per corpo e materia, in “Domus”, n. 470, gennaio 1969, p. 47

    Se la materia è energia, l’artista teso a percepire il mondo in sé ce lo restituirà a mezzo di processi energetici. Così Gilberto Zorio ha cominciato col presentarci l’energia potenziale […]. Più esplicito è questo processo negli ultimi lavori, dove l’azione si presenta come immediata e sotto forma di energia reale: è la serie dei processi chimici. Dal primo semicilindro in legno cosparso di cloruro di cobalto che passa dal rosa all’azzurro a seconda della umidità, Zorio è giunto ai contenitori in piombo dove gli acidi, il rame e altri reagenti si combinano tra loro; oppure a schermi di amianto dietro cui sibila una fiamma; là il processo è rivelato da efflorescenze bluastre, qua da aloni bruni di calore. Ovunque, questo artista torinese di 24 anni ricerca l’esperienza precaria e contingente di atti separati, il piacere di una monumentale preferenza per tutto ciò che è materia vivente e che cambia […].

  • 1969
      Jan 23

    1969 Jan 23 - Gilberto Zorio

    Gilberto Zorio, Parigi, Galerie Ileana Sonnabend, dal 23 gennaio 1969

    Foto André Morain

  • 1969
      Mar 15

    1969 Mar 15 - Op Losse Schroeven

    Op Losse Schroeven. Situaties en cryptostructuren, Amsterdam, Stedelijk Museum, 15 marzo – 27 aprile 1969, a cura di W. Beeren

    Photo Stedelijk Museum Amsterdam

  • 1970
      Oct

    1970 Oct - Due decenni di eventi artistici in Italia

    Due decenni di eventi artistici in Italia. 1950-1970, Prato, Palazzo Pretorio, ottobre-novembre 1970, a cura di S. Pinto, G. De Marchis

  • 1972
      Apr

    1972 Apr - Gilberto Zorio, corpo di energia

    Zorio, in J. De Sanna, Gilberto Zorio, corpo di energia, in “Data”, Milano, n. 3, aprile 1972, p. 20

    Il filo conduttore è l’energia intesa in senso fisico e in senso mentale. I miei lavori pretendono di essere essi stessi energia perché sono sempre lavori viventi, o sono lavori in azioni o lavori futuribili.

    Nei primi lavori questa energia si concretizza in maniera molto fisica, a livello di reazioni chimica, per cui l’opera non è conclusa ma continua a vivere da sola, mentre io mi pongo come spettatore sia delle sue reazioni che delle reazioni degli spettatori. È in questo senso che io intendo l’idea di processo che c’è nei miei lavori […]. Il lavoro parte dall’idea, poi si va alla realizzazione che deve avere un’aderenza totale all’idea. I materiali hanno una certa importanza per il semplice fatto che cerco di mantenere la massima aderenza tra realtà e idea. A me interessa un lavoro che stimoli per tutto il tempo che esiste fisicamente così da stimolarmi finché non venga distrutto […]. Nei miei lavori l’energia non è una semplice nozione astratta, puramente fisica, ma si riferisce ad una dimensione tutta umana, a una dimensione antropologica, a situazioni che fanno parte della storia e non a fatti ideali.

  • 1972
      Nov

    1972 Nov - Intervista a Gilberto Zorio

    Registrazione audio dell’intervista di Mirella Bandini a Gilberto Zorio realizzata nel novembre 1972 e parzialmente pubblicata in M. Bandini, Interviste. Note di lavoro. Dichiarazioni, in “NAC”, n.s., n. 3, marzo 1973

  • 1973
      Mar

    1973 Mar - Interviste. Note di lavoro. Dichiarazioni

    Zorio, M. Bandini, in M. Bandini, Interviste. Note di lavoro. Dichiarazioni, in “NAC”, n.s., n. 3, marzo 1973, p. 16

    R: L’arte povera è stata capita come uso di materiali brutti, rozzi e hanno fatto di quest’uso dei materiali un nuovo materismo di tipo neoinformale; e ciò è sbagliato.

    I materiali sono quello che sono; e sono stati usati nella loro giusta dimensione. Io ad esempio ho usato l’eternit perché è un materiale che regge al calore, è ottuso per eccellenza; e l’ho messo in contrapposizione per es. al cloruro di cobalto che è ipersensibile al massimo.

    […]

    D: Nei lavori esposti nella tua prima personale da Sperone del ’67, erano già presenti tutti quei filoni sui quali opererai poi successivamente. Così, la processualità delle reazioni chimiche (in “rosa-blu”), con l’uso del cloruro di cobalto; o dello zolfo; del solfato di rame in continuo divenire nel tempo; e l’energia e il peso. Cioè fatti vitali, di cui tu diventi anche lo spettatore; fatti reali, in continua mutazione.

     

  • 1976
      May 09

    1976 May 09 - Su Gilberto Zorio

    Lippert, Su Gilberto Zorio, in Gilberto Zorio catalogo della mostra (Lucerna, Kunstmuseum, 9 maggio – 20 giugno 1976), 1976, p. 67

    Rosa/blu/rosa (1967), un tubo di eternit bisecato, riempito di clorite di cobalto. I cambiamenti di umidità dell’aria – questi si verificano, ad esempio, in presenza di visitatori in una galleria – modificano il colore dell’oggetto. Come sistema del tempo reale il lavoro reagisce proporzionalmente alla variazione del sistema, nel quale è inserito (ambiente della galleria – volume, umidità dell’aria); in questo modo esso reagisce a chi ne è utente, cioè a chi varia il sistema con la sua presenza, necessaria alla percezione.

     

  • 1976
      Dec

    1976 Dec - La stella di Zorio

    Bandini, La stella di Zorio, in “Data”, n. 24, dicembre 1976 – gennaio 1977, pp. 48-49

    Zorio, attenendosi il più strettamente possibile alla forma come idea, visualizza nell’opera la carica energetica della fisicità di un processo nella sua mutazione e fluidità, senza perimetri, ma in espansione, e si colloca di fronte a queste possibili metamorfosi da lui innescate come uno spettatore. La seconda linea direttrice del suo lavoro è riconoscibile nell’apertura e incompiutezza delle sue opere che, agenti in un tempo reale, e sulla letterarietà di un evento fisico ispessito dalla sua dimensione culturale, necessitano dell’integrazione psicofisica dello spettatore.

    In esse vengono sollecitate situazioni in cui la trasformabilità è proiettata e rimandata sullo spettatore; non immagini quindi fisse e statiche, ma in continua instabilità connotativa, che può giungere sino alla distruzione (e rigenerazione) dell’opera stessa. “Io facevo il lavoro – dice Zorio – ed esso continuava a stupirmi (diventandone anch’io lo spettatore) perché era una presenza di vita, di concentrazione delle cose; e mi superava, come immaginazione. Vi è sempre questo potenziale sviluppo dell’energia […]”.

    Questa interazione ideologica con lo spettatore è costante dalle sue prime alle più recenti opere: in Rosa-blu [sic!] del ’67 (un semicilindro in eternit contenente cloruro di cobalto) la processualità delle realizzazioni chimiche è in diretta relazione con il grado di umidità dell’ambiente, determinato dalla mobilità degli spettatori.

     

  • 1976
      Dec 10

    1976 Dec 10 - Gilberto Zorio

    Gilberto Zorio, Milano, Galleria De’ Ambrogi – Cavellini, 10-18 dicembre 1976

  • 1980
      Mar

    1980 Mar - G. Zorio

    Rogozinski, G. Zorio, Galleria Ginevra Grigolo dal 22 marzo, “G7 Studio”, vol. V, n. 3, marzo 1980, p. 4

    Con gli anni il lavoro di Zorio si è venuto precisando maggiormente in questa direzione: mentre nel percorso della sua pratica artistica i temi si evidenziano appunto come temi – il giardino prediletto dell’io – l’incidenza del codice diventa dominante nell’attività dell’immagine e la verifica dell’autonomia della materia svela il suo carattere di desiderio. Desiderio perché toccare col dito la natura – “se esiste” – è il rovello segreto della “civilizzazione”: e ovviamente anche del carattere “romantico”.

    Esemplare di questo atteggiamento è già un lavoro del ’67: ROSA/BLU/ROSA, un tubo di eternit bisecato, riempito di cloruro di cobalto. Con le variazioni di umidità dell’aria – prodotte ad esempio dall’ingresso di persone nella stanza – il colore dell’oggetto si modifica. Come in numerosi altri lavori di Zorio, l’intervento dell’“altro” incrina e sposta l’equilibrio dell’oggetto “mostrato”; ma qui il risultato è assolutamente radicale: nessuno vedrà mai lo “stato di quiete” dell’oggetto.

    Che la natura respiri con un ritmo diverso da quello dell’universo della “scrittura” può essere predicato con le differenti voci dell’affermazione scientifica e della speranza: nel gesto artistico di Zorio è la seconda modalità quella cui è affidato il carattere, e per dispiegarsi questa modalità sceglie di essere illuminata dalla stella del tempo. Senza l’elemento-tempo, la nozione di “energia”, così spesso tematizzata da Zorio […] non sarebbe concepibile. Il tempo, dunque, come strumento di garanzia: non solo e non tanto della trasformazione continua dell’opera […], piuttosto come garanzia, in questo cosmo di precarietà, di variabili storiche del valore, della persistenza di leggi naturali “eterne”.

     

  • 1982
      Oct

    1982 Oct  - Gilberto Zorio

    Zacharopoulos, Gilberto Zorio, in “Artistes”, n. 13, ottobre-novembre 1982

    La contingenza dei fattori esterni va amplificandosi sino all’annullamento della nozione stessa di esteriorità. Non c’è più dualità interno/esterno. L’opera è un punto di intersezione di alcuni campi d’azione nel mondo. Le condizioni atmosferiche determinano il colore del cloruro di cobalto (1967) che varia dal rosa al blu e dal blu al rosa seguendo il dato dell’interferenza e la simultaneità tra una volontà, una materia, un movimento e uno stato delle cose (il luogo), i referenti dei quali appartengono per ognuno di essi a un insieme diverso e non omologo agli altri. Ciò che turba l’ordine delle cose è che non vi è un unico ordine. Ciò che in apparenza sembra porre l’uomo come misura di ogni cosa: basta eliminare la rappresentazione dello spazio in quanto conquista dell’uomo, in quanto campo unificato della significazione, in quanto ordine teocratico dello spazio assoluto o a priori per mettere ogni cosa al posto di misura per ogni cosa. Si passa da una concezione antropocentrica a una investigazione cosmologica.

  • 1984
      Dec 18

    1984 Dec 18 - Il Museo Sperimentale di Torino

    Il Museo Sperimentale di Torino. Arte italiana degli anni Sessanta nelle collezioni della Galleria Civica d’Arte Moderna, Rivoli-Torino, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, 18 dicembre 1985 – febbraio 1986, a cura di M. Bandini, R. Maggio Serra

    Torino, Archivio Fotografico della Fondazione Torino Musei. Foto Studio Fotografico Gonella

  • 1985
      Jan 20

    1985 Jan 20 - Gilberto Zorio. Opere 1967-1984

    Gilberto Zorio. Opere 1967-1984, Modena, Palazzina dei Giardini Galleria Civica, 20 gennaio – 5 marzo 1985, a cura di P.G. Castagnoli

    Foto Vincenzo Negro, Modena

  • 1985
      Nov 6

    1985 Nov 6 - Gilberto Zorio

    Gilberto Zorio, Stoccarda, Württembergischer Kunstverein, 6 novembre – 8 dicembre 1985

  • 1986
      Sep 24

    1986 Sep 24 - Energia et dynamis

    Boatto, Energia et dynamis, in Gilberto Zorio, catalogo della mostra (Parigi, Centre Georges Pompidou, Musée national d’art moderne, Galerie contemporaines, 24 settembre – 14 dicembre 1986), a cura di C. David, Centre Georges Pompidou, Parigi 1986, p.n.n.

    Dynamis: l’énergie se trouve en action. L’événement instantané, foudroyant, le plus souvent très lent, apparaît dans ce cas presque imperceptible. La matière – plâtre mélangé au chlorure de cobalt – contenue dans un tube d’eternit coupé en deux dans le sens de la longueur, change de couleur au contact de la température et de l’humidité ambiantes. Il s’agit aussi d’un des premiers systèmes mis au point par Zorio, dans lequel interagissent des forces diverses (Rosa-blu-rosa, 1967).

  • 1986
      Sep 24

    1986 Sep 24 - Canoa

    David, Canoa, in Gilberto Zorio, catalogo della mostra (Parigi, Centre Georges Pompidou, Musée national d’art moderne, Galerie contemporaines, 24 settembre – 14 dicembre 1986), a cura di C. David, Centre Georges Pompidou, Parigi 1986, p.n.n. (trad. it. in Gilberto Zorio, catalogo della mostra, a cura di D. Eccher, R. Ferrari, Hopefulmonster, Torino 1996)

    L’opera di Gilberto Zorio nasce e si sviluppa in questo contesto che era utile ricordare per cogliere l’originalità e il rigore di un percorso la cui coerenza non riguarda né lo stile né la cronologia. Quest’arte senza modello, che ignora la citazione ed è aperta a “tutti i processi di formazione e di organizzazione”, non obbedisce ad alcuna logica della forma o del materiale e usa tutti i mezzi a disposizione, irrecuperabile in questo da una certa storia della scultura. Così, circa venti anni dopo, le opere esposte alla Galleria Sperone di Torino nel settembre 1967 non hanno perso nulla della loro stranezza e sembrano sempre “sfuggite” al pensiero cosciente se non alla mano dell’artista; semplici registrazioni di un gesto elementare (schiacciare, versare, torcere) o di un processo fisico o chimico in corso (equilibrio precario, variazioni cromatiche del materiale in funzione delle variazioni del grado di umidità dell’aria circostante, evaporazione di acqua salata), queste opere sono Senza titolo o pure proposizioni apodittiche (Rosa-blu-rosa, Colonna, Colonna che cambia colore) che scoraggiano il commento e impongono l’esperienza non sempre facile di oggetti ambigui e senza statuto.

    […]

    In un altro registro, Spiaggia che cambia colore (1968-1972), progetto mai realizzato, prevedeva di estendere alla superficie di un’intera spiaggia il fenomeno presente in Rosa-blu-rosa: variazione di colore di un materiale (qui la sabbia e il mare) posto a contatto con un colorante in funzione delle variazioni climatiche.

  • 1986
      Nov 16

    1986 Nov 16 - Arte Moderna a Torino

    Arte Moderna a Torino. 200 opere d’arte acquisite per la GAM di Torino, Torino, Palazzina della Società Promotrice delle Belle Arti, 16 novembre 1986 – 4 gennaio 1987, a cura di R. Maggio Serra

    Torino, Archivio Fotografico della Fondazione Torino Musei. Foto Laboratorio Fotografico Ferruccio Rampazzi

  • 1986
      Nov 16

    1986 Nov 16 - Arte Moderna a Torino

    M.T. Roberto, in Arte Moderna a Torino. 200 opere d’arte acquisite per la GAM di Torino, catalogo della mostra (Torino, Palazzina della Società Promotrice delle Belle Arti, 16 novembre 1986 – 4 gennaio 1987), a cura di R. Maggio Serra, Umberto Allemandi, Torino 1986, p. 344

    Fra le opere che Zorio espone alla Galleria Sperone di Torino nel novembre 1967, in occasione della sua prima personale, c’è Rosa-blu-rosa, un semicilindro di eternit contenente un impasto al cloruro di cobalto che muta colore dal rosa al blu in relazione ai cambiamenti di umidità.

    Nella presentazione Tommaso Trini pone le coordinate critiche in cui inquadrare i lavori di Zorio […]. Se Trini sottolinea la processualità virtuale e continua delle opere di Zorio, Celant invece, nel testo della fine del ’67 in cui presenta su “Flash Art” il gruppo dell’Arte Povera, accentua l’instabilità, l’imprevedibilità, l’attitudine a modificarsi nell’attimo di quelle medesime opere […].

    Come giustamente ha sottolineato Denys Zaccharopoulos, alle spalle di questi diversi approcci c’è una differente nozione del tempo in cui le opere di Zorio tendono a realizzarsi – per Trini un “futuro indefinito”, per Celant un “presente assoluto” – ma anche una differente idea dello statuto di queste stesse opere – per Trini ancora riconducibili alla nozione di arte, per Celant appartenenti alla sfera dell’esistenza e alla storia […].

    Alberto Boatto ritrova nei lavori di Zorio entrambe queste possibili manifestazioni della temporalità […].

    Riguardo alla scelta e all’uso di materiali poveri, Zorio tiene a distinguere il suo lavoro da ogni forma di materialismo neoinformale. […]

    In questo senso le opere del ’67 contengono le premesse di tutte le ricerche successive dell’artista, come afferma Luciana Rogozinsky in un testo del 1980 in cui, proprio a proposito di Rosa-blu-rosa, le nozioni di tempo e di energia vengono strettamente correlate ed in cui l’interpretazione complessiva del lavoro di Zorio si attesta su posizioni critiche antitetiche a quelle della fine degli anni sessanta […].

    Il concetto di energia come perenne trasformazione, che è al centro del lavoro di Zorio, legittima dunque l’esistenza di letture critiche opposte, volte a proporre, in tempi diversi, l’annullamento o la riabilitazione dell’aura dell’opera d’arte.

  • 1987
      Mar 31

    1987 Mar 31 - Energy with a human dimension

    Guralnik, Energy with a human dimension, in Gilberto Zorio, catalogo della mostra (Tel Aviv, The Tel Aviv Museum, Helena Rubinstein Pavilion, 31 marzo – 31 maggio 1987), a cura di N. Guralnik, Arieli Press Ltd, Tel Aviv Museum, Tel Aviv 1987, p.n.n. (trad. it. in Gilberto Zorio, catalogo della mostra, a cura di D. Eccher, R. Ferrari, Hopefulmonster, Torino 1996)

    In Rosa-blu-rosa, del 1967 c’è, poggiato orizzontalmente sul pavimento, un cilindro di fibrocemento riempito di cloruro di cobalto. Con il passare del tempo il cloruro di cobalto cambia colore, dal rosa al blu, a seconda dei mutamenti del tasso di umidità dello spazio circostante. L’opera reagisce alle condizioni atmosferiche e alla presenza dei visitatori, e l’entità dei cambiamenti dipende dal numero delle persone presenti e dalla durata della loro sosta. Si tratta dunque di un sistema a tempo che reagisce ai mutamenti che lo concernono, e il cui equilibrio formale, in mancanza di uno stato ottimale o di quiete, viene mutato da un intervento esterno; per fare esperienza dell’opera lo spettatore deve essere presente, poiché è la sua presenza che trasforma necessariamente l’aspetto dell’opera. Il mutamento del colore non è dettato dai principi estetici, ma da un elemento extra artistico.

     

  • 1987
      Nov 01

    1987 Nov 01 - Interviewessay

    Celant, G. Zorio, Interviewessay, in Gilberto Zorio, catalogo della mostra (Eindhoven, Stedelijk Van Abbemuseum, 1 novembre – 13 dicembre 1987), Hopefulmonster, Firenze 1987 (trad. it. in G. Celant, G. Zorio, Saggiointervista, in Gilberto Zorio, Hopefulmonster, Firenze 1988, p. 13)

    G.C.: Si propugna l’ipotesi di un lavoro “vivente”, dove la rappresentazione dei fenomeni visivi non può essere distinta dal processo fisico cui le materie sono sottoposte. Qui la materia si fa vitale per solidificare immagini che ripristinino la tensione e la potenzialità della vita. Sono sculture come la Tenda, 1967 e il Rosa-Blu-Rosa, 1967 con cobalto che alludono, con la trasformazione dell’acqua di mare in sale e del blu in rosa, allo spostamento della dinamica degli elementi. Si possono considerare sculture/avvenimenti che segnano il manifestarsi del Tempo.

    […]

    G.C.: La volontà è di cambiare “la vita” della scultura, per darle un’accelerazione vertiginosa che enfatizzi la sua tensione interna ed esterna. Diventa un crogiuolo dove la materia, perduta la sua fissità, si scopre animata, fecondata da un’attivazione continua.

    G.Z.: [In] Rosa-Blu-Rosa, 1967 con cobalto, […] si è coinvolti da una lentezza massima, dovuta all’ipersensibilità di un prodotto chimico che non è colore. Cercavo di dare alla pittura e alla scultura un altro percorso, che non fosse naturale, anche se può ricordarlo.

  • 1992
      July 09

    1992 July 09 - Avanguardie in Piemonte 1960-1990

    Avanguardie in Piemonte 1960-1990, Alessandria, Galleria Comunale, Palazzo Cuttica, 9-30 luglio 1992, a cura di M. Vescovo, M. Bandini

  • 1992
      July 09

    1992 July 09 - Una nuova avanguardia degli anni ’60…

    Bandini, Una nuova avanguardia degli anni ’60: Arte Povera e dintorni, in Avanguardie in Piemonte 1960-1990, catalogo della mostra (Alessandria, Galleria Comunale, Palazzo Cuttica, 9-30 luglio 1992), a cura di M. Vescovo, M. Bandini, Lindau, Torino 1992, p. 16

    Gilberto Zorio pone l’accento sull’energia e sulla duttilità dei materiali, dialogando con gli elementi primari, in un incontro tra morbido e rigido, naturale e colorato, informe e strutturato, analizzandone le trasformazioni, come […] in “Rosa-blu-rosa” del 1967, gesso intriso di cloruro di cobalto in un semicilindro di eternit, che muta di colore a seconda dell’umidità dell’aria.

     

  • 1993
      Dec

    1993 Dec - Allestimento della collezione permanente

    Allestimento della collezione permanente, Torino, GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, dicembre 1993

    Torino, Archivio Fotografico della Fondazione Torino Musei. Foto Giorcelli

  • 1993
       

    1993 - Rosa-blu-rosa

    M.T. Roberto, Rosa-blu-rosa, in R. Maggio Serra, R. Passoni (a cura di), Il Novecento. Catalogo delle opere esposte, Fabbri Editori, Milano 1993, p. 565

    L’opera fu esposta alla galleria Sperone di Torino in occasione della prima personale dell’artista, in quel 1967 che vide il formarsi del gruppo dell’Arte Povera di cui Zorio è stato uno dei protagonisti. Un semicilindro di eternit contiene un impasto al cloruro di cobalto che muta colore dal rosa al blu in relazione ai cambiamenti dell’umidità atmosferica. Caratteristica determinante dell’opera è dunque il contrasto tra la sua forma elementare e la sua instabilità, tra la staticità della struttura e la sua attitudine a modificarsi, identificandosi non in uno stato di quiete, ma in un processo energetico in perenne trasformazione, grazie al quale il tempo diviene elemento costitutivo dell’opera.

  • 1996
      June 01

    1996 June 01 - Tra acrobati

    Zorio, in G. Celant, G. Zorio, Tra acrobati, in Gilberto Zorio, catalogo della mostra (Trento, Galleria Civica di Arte Contemporanea, 1 giugno – 18 agosto 1996), a cura di D. Eccher, R. Ferrari, Hopefulmonster, Torino 1996, p. 17

    Il rischio e l’azzardo possono venire anche dall’uso elastico delle materie, tra cui i colori. […] Inoltre i colori, vicini a Kandinsky, richiamano la sorgente della percezione. È sempre un esplodere, legato alla leggerezza cosmica. La gommapiuma annulla il peso, come il blu oltremare del cloruro di cobalto rende leggero il gesso, posto nel cilindro di eternit.

     

  • 1998
      Sep 22

    1998 Sep 22 - Allestimento della collezione permanente

    Allestimento della collezione permanente, Torino, GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, 22 settembre 1998

    Torino, Archivio Fotografico della Fondazione Torino Musei. Foto Studio Fotografico Gonella

    Torino, Archivio Fotografico della Fondazione Torino Musei. Foto Fanni

  • 2000
      Dec 6

    2000 Dec 6 - Arte povera in collezione

    Arte povera in collezione, Rivoli-Torino, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, 6 dicembre 2000 – 25 marzo 2001, a cura di I. Gianelli, con la collaborazione di M. Beccaria, G. Verzotti

    6/

    Foto Paolo Pellion

  • 2002
       

    2002 - Gilberto Zorio

    G. Zorio, M. Bandini, Gilberto Zorio, in M. Bandini, 1972. Arte Povera a Torino, Umberto Allemandi, Torino 2002, p. 105 (versione integrale dell’intervista del novembre 1972 pubblicata in M. Bandini, Interviste. Note di lavoro. Dichiarazioni, in “NAC”, n.s., n. 3, marzo 1973)

    Z: Quello [Rosa-blu-rosa] era un lavoro sul tempo. Io, e pure lo spettatore, a un certo punto ci staccavamo dal lavoro e lo contemplavamo mentre di volta in volta cambiava. Era un fatto di vita, una cosa viva, in continua mutazione.

    B: Perché hai scelto questo semicilindro di eternit?

    Z: Potrebbe essere un semicilindro lungo sette o mille chilometri, o potrebbe essere l’equatore. Se avessi usato una struttura a parallelepipedo, poggiata totalmente sul pavimento, avrei creato un lavoro di differente sensibilità. Invece l’ho isolato completamente dal pavimento e poggia soltanto su una linea a terra. Il semicilindro di eternit, che è un materiale superisolante, ottuso per antonomasia, contiene invece un’anima, una vita. Per di più questa “vita” non poggiava, era sospesa, poiché il semicilindro di cloruro di cobalto non tocca l’eternit.

     

  • 2004
      May 5

    2004 May 5 - Allestimento della collezione permanente

    Allestimento della collezione permanente, Torino, GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, maggio 2004

    Torino, Archivio Fotografico della Fondazione Torino Musei. Foto Paolo Robino

  • 2005
      July 24

    2005 July 24 - Gilberto Zorio

    Masoero, in Gilberto Zorio, catalogo della mostra (Darmstadt, Institut Mathildenhöhe, 24 luglio – 4 settembre 2005), a cura di K. Wolbert, Hopelfumonster, Torino 2005, pp. 46-47

    Dove situare del resto, se non nel regno stregato dell’alchimia, lavori come Rosa, blu, rosa del 1967? L’opera è formata da un lungo tubo di eternit tagliato longitudinalmente e riempito di cloruro di cobalto, sostanza tendenzialmente blu intenso, oltremare (“il blu oltremare implica un’idea di purezza” G. Zorio, in G. Celant, G. Zorio, Una attraversata nel crogiuolo delle irradiazioni artistiche, in Gilberto Zorio, catalogo della mostra, Prato, Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci – Museo d’Arte Contemporanea, 11 aprile – 30 giugno 1992, Hopefulmonster, Firenze 1992, p. 32), che vira però verso il rosa con il mutare dell’umidità dell’aria: una “scultura-avvenimento” (Ibid, p. 30), come la definiva Celant, al pari di molti altri lavori di Zorio; un’opera metamorfica che si trasforma lentamente fino a mutare totalmente di volto e di pelle in un processo che, di fatto, sfugge al controllo dell’artista una volta che questi ha consegnato la sua opera all’ambiente a cui è destinata. “È un’attesa continua”, dice Zorio, che ama e cerca costantemente questa libera imponderabilità della materia “animata”. E spiega: “Io metto in moto la macchina. Poi la macchina segue il suo percorso. Può accadere di tutto. Un grande chimico torinese mi disse che talvolta possono verificarsi reazioni speciali, con probabilità di una volta su un milione: perciò si resta sempre in attesa, in uno stato di continua eccitazione”. E in tal modo, con le sue sculture che sono per loro natura “viventi”, Zorio confuta efficacemente, negandolo, l’amaro de profundis intonato da Arturo Martini alla scultura nel suo testo famoso del 1945.

    In questa opera poi, come già in altri suoi lavori dell’anno precedente, si palesa il ricorso al dualismo degli opposti, che è pratica anch’essa schiettamente alchemica: alla materia sorda e chioccia, ottusa e tetragona dell’eternit, si contrappone la natura viva, energetica, squillante e mutevole del cobalto nelle sue trasmutazioni; un colore, questo, “dovuto all’ipersensibilità di un prodotto chimico che non è un colore”, e che diventa ai suoi occhi “il colore del sogno” (Ibidem).

     

  • 2007
      Jul 7

    2007 Jul 7 - Allestimento della collezione permanente

    Allestimento della collezione permanente, Torino, GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, luglio 2007

    Foto Torino, Archivio Fotografico della Fondazione Torino Musei. Foto Studio Fotografico Gonella

  • 2009
      Mar 13

    2009 Mar 13 - L’arte povera. Die poetische Transformation der Welt

    R. Grabner, L’arte povera. Die poetische Transformation der Welt, in 1968. Die grosse Unschuld/The great innocents, catalogo della mostra (Bielefeld, Kunsthalle, 13 marzo – 2 agosto 2009), a cura di T. Kellein, con R. Grabner, F. von Richthofen, DuMont Buchverlag, Colonia 2009, p. 374

    Gilberto Zorio widmet sich in seinen Experimenten mit Chemikalien und anderen Stoffverbindungen der Frage nach deren Transformationskraft.

    1967 zeigt er in seiner ersten Einzelausstellung in der Galerie Gian Enzo Sperone in Turin die Arbeit “Rosa-blu-rosa” (Rosa-blau-rosa), eine halbierte Eternitröhre, die mit Gips und Kobaltchlorid gefüllt ist und ihre Farbe bei Veränderung der Raumfeuchtigkeit von Rosa zu Blau wandelt. Die Anzahl der Betrachter verändert also das Aussehen des Kunstwerks. Als Realzeitsystem reagiert die Arbeit somit unmittelbar auf Veränderungen des Systems, in das sie eingebunden ist. Minimale Eingriffe des Normalbürgers können bereits zu einer Systemveränderung führen.

     

  • 2009
      Mar 13

    2009 Mar 13 - 1968. Die grosse Unschuld

    1968 – Die grosse Unschuld/The great innocents, Bielefeld, Kunsthalle, 13 marzo – 2 agosto 2009, a cura di T. Kellein, con R. Grabner, F. von Richthofen

     

  • 2017
       

    2017 - Intervento di restauro

    L’esemplare della collezione GAM è stato restaurato nel 2017 da Luisa Mensi (con la supervisione della direttrice del museo, Carolyn Christov-Bakargiev e della conservatrice, Elena Volpato).

    In occasione di questo intervento la semicolonna in fibra di cemento/Eternit è stata incapsulata mediante la stesura di un prodotto specifico (resina acrilica in dispersione acquosa), addizionato ad un prodotto con azione di filtro anti radiazioni UV (per rallentare il degrado della resina applicata). L’operazione di incapsulamento della fibra di cemento è stata realizzata a seguito delle disposizioni relative alla legge italiana in materia di cessazione dell’impiego dell’amianto (Legge 27 marzo 1992, n.257).

    La perdita di reattività del cloruro di cobalto in stesura originale conferiva all’opera un aspetto sottotono e poco brillante. Sulla base della scelta, da parte della direzione del museo, di consentire nuovamente il funzionamento dell’opera (così come auspicato anche dall’artista), l’intervento ha previsto quindi la stesura di una miscela di adesivo vinilico e cristalli di cloruro di cobalto, preparata dall’artista, sulla superficie del semicilindro.

  • 2017
      Nov 1

    2017 Nov 1 - Gilberto Zorio

    Gilberto Zorio, Rivoli-Torino, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, 1 novembre 2017 – 18 febbraio 2018 (prolungata al 6 marzo 2018), a cura di M. Beccaria

    Foto Antonio Maniscalco

  • 2017
      Nov 1

    2017 Nov 1 - Le rivoluzioni di Gilberto Zorio

    Beccaria, Le rivoluzioni di Gilberto Zorio, in Gilberto Zorio, catalogo della mostra (Rivoli-Torino, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, 1 novembre 2017 – 18 febbraio 2018, prolungata al 6 marzo 2018), a cura di M. Beccaria, Skira, Milano 2017, pp. 44, 46

    Il 14 novembre 1967 c’era la nebbia, a Torino. Gilberto Zorio se lo ricorda benissimo. Non perché nell’Italia del nord la nebbia sia un evento eccezionale. Anzi, a novembre la poca visibilità e la formazione di nuvole basse a contatto con il suolo erano, e tuttora sono, fenomeni del tutto normali. Quel pomeriggio il giovane artista – Zorio aveva allora ventitré anni – inaugurava la sua prima mostra personale presso la galleria di Gian Enzo Sperone, e le condizioni meteorologiche interagivano con alcune tra le nuove opere esposte, modificandone in parte l’aspetto. Una di queste era Rosa-blu-rosa, un semi-cilindro industriale contenente una soluzione solidificata di cloruro di cobalto. L’arrivo dei visitatori – tra i quali c’era Lucio Fontana – presto rese l’aria più umida e, conseguentemente, il colore dell’opera più tendente al rosa.

    […]

    [In galleria] nulla è disposto in maniera ortogonale, ma è riconoscibile una personale percezione del luogo, che in questo caso aveva portato Zorio a spingere verso le pareti le opere a impianto verticale (tra cui Colonna e Tenda) e a lasciare al centro quelle caratterizzate da un andamento prevalentemente orizzontale, come la citata Rosa-blu-rosa.

  • 2017
      Nov 1

    2017 Nov 1 - Gilberto Zorio: prima che le parole brucino…

    Christov-Bakargiev, Gilberto Zorio: prima che le parole brucino. Una conversazione, in Gilberto Zorio, catalogo della mostra (Rivoli-Torino, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, 1 novembre 2017 – 18 febbraio 2018, prolungata al 6 marzo 2018), a cura di M. Beccaria, Skira, Milano 2017, p. 74

    Rosa-blu-rosa (1967) è un’altra opera processuale dove un lungo tubo semicilindrico in fibrocemento rivela un interno di cloruro di cobalto che cambia colore a seconda dell’umidità relativa dell’ambiente.

  • 2017
      Nov 1

    2017 Nov 1 - Rosa-blu-rosa

    s.n., Rosa-blu-rosa, in Gilberto Zorio, catalogo della mostra (Rivoli-Torino, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, 1 novembre 2017 – 18 febbraio 2018, prolungata al 6 marzo 2018), a cura di M. Beccaria, Skira, Milano 2017, p. 134

    Gli effetti dei fenomeni naturali e le trasformazioni che essi implicano sono parte della ricerca di Zorio durante gli anni sessanta. In Rosa-blu-rosa l’artista poggia a terra un semiconduttore industriale, impiegandolo come una vasca che ospita un semicilindro trattato con cloruro di cobalto. Reagendo alle differenti condizioni di umidità, inclusa la presenza di visitatori, il lavoro cambia colore. Passando dal rosa al blu e viceversa, esso offre l’esperienza diretta di una situazione in evoluzione continua e di un colore che neanche l’artista può controllare. Il lavoro è tra quelli esposti da Zorio in occasione della sua prima personale da Sperone a Torino nel 1967.

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